Di Michela Marzano
“L’anoressia non è come un raffreddore. Non passa così, da sola. Ma non è nemmeno una battaglia che si vince. L’anoressia è un sintomo. Che porta allo scoperto quello che fa male dentro. La paura, il vuoto, l’abbandono, la violenza, la collera. È un modo per proteggersi da tutto ciò che sfugge al controllo. Anche se a forza di proteggersi si rischia di morire. Io non sono morta. Oggi ho quarant’anni e tutto va bene. Perché sto bene. Cioè… sto male, ma male come chiunque altro. ed è anche attraverso la mia anoressia che ho imparato a vivere. Anche se le ferite non si rimarginano mai completamente.”
Volevo essere una farfalla è un racconto autobiografico. L’autrice, professore ordinario di Filosofia Morale e Politica all’’Università di Parigi, racconta la propria storia caratterizzata dalla “battaglia” con l’anoressia. Narra del cammino intrapreso attraverso la sofferenza, intima ed individuale, da cui non si guarisce: un percorso di assunzione di responsabilità e comprensione che la porterà ad accettarla e farsene carico.
La farfalla come metafora della leggerezza in contrapposizione ad un’esistenza e a un rapporto con il padre che opprimono e “appesantiscono”.
L’anoressia è solo il sintomo che origina da un malessere più profondo che scaturisce dall’esistenza e dai modi di essere-nel-mondo dell’autrice che ruotano attorno ai temi dell’ “essere e il dovere essere” perfetta, della costante ricerca della perfezione, la paura, il vuoto, l’abbandono, la violenza, il controllo e il rapporto con il proprio corpo.