Burn Out

Maggio 25, 2023

C. Julmi ed E. Schern (cap. 10, in “Psicopatologia e atmosfere”, G. Francesetti e T. Griffero, 2022) analizzano, dal punto di vista fenomenologico, il fenomeno del Burn Out. Partendo dalla descrizione che si trova in letteratura (Maslach et al., 2001) ne delineano le caratteristiche che si esplicitano nell’esaurimento emotivo, la depersonalizzazione e la percezione di una ridotta capacità di rendimento.

Secondo gli autori, l’esaurimento nervoso è la risultante di una prolungata esperienza di stress, nella forma di una tensione o di una pressione percepita e costante:

“… in una situazione stressante l’energia proprio-corporea è fortemente sollecitata. Lo stress, dunque, nasce innanzitutto come uno sgradevole stato di tensione allorché una situazione giudicata rilevante viene percepita a livello atmosferico come incontrollabile, nonché come fastidiosa e opprimente; quando accade di trovarsi stabilmente in siffatte incontrollabili situazioni, che logorano costantemente l’energia proprio-corporea, si giunge al punto in cui tale energia si esaurisce, aprendo la strada all’esaurimento emotivo (C. Julmi ed E. Scherm, 2022).”

Queste parole descrivono molto bene quelle situazioni lavorative in cui è a rischio la nostra identità personale e ci sentiamo demotivati, disattenti, inefficienti, sempre stanchi e nonostante il riposo non riusciamo a recuperare le energie. 

Un’altra conseguenza della perdita di energia è il manifestarsi di un senso di alienazione dal mondo e dagli altri (Fuchs, 2000), che si traduce in sentimenti di indifferenza e apatia. Questa è la fase della depersonalizzazione, dove l’essere nel mondo è caratterizzato da senso di estraniamento da sé stesso e dagli altri, e da una significativa difficoltà nei rapporti interpersonali (Maslach et al., 2001). Vi è una sorta di avvitamento su sé stessi, di chiusura nei confronti del mondo e delle altre persone a scopo difensivo e protettivo. Un aspetto interessante della depersonalizzazione così intesa è, secondo C. Julmi ed E. Schern (2022), che risulta in parte determinata da un ambiente orientato in maniera eterodiretta (ossia da altri e non da noi, imposta) al risultato. Un ambiente siffatto, in cui una delle caratteristiche principali è il controllo, promuove sentimenti di sfiducia, l’esaurimento delle energie corporee, l’indebolimento del legame affettivo con l’ambiente e le persone coinvolte, e, infine, ostacola il coinvolgimento e la crescita personale. Inoltre, essendo la depersonalizzazione un disturbo del legame affettivo con l’ambiente, gli individui che ne sono affetti subiscono un globale calo della motivazione e del senso di autoefficacia.

L’aspetto interessante di questa visione è che questo fenomeno potrebbe estendersi, oltre all’ambiente lavorativo, a tutti quei luoghi che, anche non condividendo le stesse caratteristiche, vengono strutturati come quest’ultimo: la famiglia, la scuola, la relazione affettiva, l’attività sportiva, ecc.

Questo modo di intendere tale fenomeno potrebbe avere importanti ripercussioni sulle modalità di intervento in quei casi in cui tali ambienti siano disfunzionali per l’individuo.

La terza fase si esplica nella percezione della ridotta capacità di rendimento. Qui la sensazione predominante è quella di sovraffaticamento, l’individuo non si sente in grado, per energie e competenze, di riuscire a far fronte alle richieste dell’ambiente o presunte tali. Infatti, a volte, è l’individuo stesso a creare queste condizioni riponendo su sé stesso delle aspettative eccessive.

Secondo gli autori, il manifestarsi del burn-out è la conseguenza della relazione tra la rottura del legame affettivo con l’ambiente, caratteristica della depersonalizzazione, e il sovraffaticamento causato dalla percezione delle ridotte capacità di prestazione. 

A fini preventivi è utile imparare a tracciare dei confini tra sé e sé, e tra sé e gli altri evitando di farsi carico di qualsiasi richiesta e imparando anche a dire di no ad alcune richieste che potrebbero sovraccaricarci. Inoltre, è importante riuscire a riconoscere i possibili campanelli di allarme, come ad esempio quelli che caratterizzano gli ambienti che non permettono l’autodeterminazione e la realizzazione di sé.

BIBLIOGRAFIA

Francesetti G., Griffero T. (2022). Psicopatologia e atmosfere. Prima del soggetto e del mondo. Giovanni Fioriti Editore, Roma 2022.

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Dott. Alvaro Fornasari Psicologo
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