cosa fa lo psicologo

Cosa fa lo psicologo?

Purtroppo, ancora oggi, la figura professionale dello psicologo è adombrata da falsi miti e pregiudizi. Chi ci va è matto, o è un debole, oppure che manipola la mente delle persone; o ancora, che basta fare una chiacchierata con un amico per risolvere il problema, o come fa ad aiutarmi uno che nemmeno mi conosce e, infine, quella che preferisco, che in fondo siamo tutti un po’ psicologi.
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Codice Deontologico

Visto che lo scopo di queste poche righe non è quello di far cambiare idea a chi la pensa così, non mi dilungherò oltre su questi argomenti ma mi limiterò a spiegare chi è e cosa fa lo psicologo basandomi esclusivamente su ciò che afferma il Codice Deontologico degli Psicologi Italiani (cd) (ebbene si, anche gli psicologi, come medici e avvocati, per poter svolgere la propria professione devono sostenere un esame di stato e, iscrivendosi all’ albo dell’ordine, sottostare alle regole del proprio codice deontologico).
Come opera lo psicologo

Come opera lo psicologo?

Dunque, cosa fa lo psicologo? A sciogliere il mistero ci pensa il terzo articolo del codice deontologico: lo psicologo, utilizzando le conoscenze sul comportamento umano per promuovere il benessere psicologico dell’individuo… opera in ogni ambito professionale per migliorare le capacità delle persone di comprendere se stessi e gli altri e di comportarsi in maniera consapevole, congrua ed efficace (Art. 3 cd).

Attenzione a tutti i fattori dell'individuo

Ma non finisce qui, perché il codice precisa, inoltre, anche le modalità con cui debba farlo. Dato che, lo psicologo, interviene significativamente nella vita degli altri, deve prestare particolare attenzione ai fattori personali, sociali, organizzativi, finanziari e politici, al fine di evitare l’uso non appropriato della sua influenza, e non utilizza indebitamente la fiducia e le eventuali situazioni di dipendenza dei committenti e degli utenti destinatari della sua prestazione (art. 3). 

Inoltre, nell’esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità. In altre parole, attraverso il sostegno psicologico, promuove un cambiamento attraverso la messa in atto di atteggiamenti sani, una maggiore consapevolezza di sé, lo sviluppo o il recupero di competenze, orientando, sostenendo e aprendo a nuove possibilità d’azione al fine di aumentare il benessere e migliorare la qualità di vita della persona.

Perché chiedere aiuto a uno psicologo?

Succede spesso che in determinati periodi della propria esistenza ci si ritrovi a fare i conti con uno stato di malessere, oppure si voglia cambiare un aspetto della propria vita (ad es. migliorare la propria autostima, diminuire lo stress) o migliorarne altri (ad es. la relazione di coppia). Chi si trova in questa condizione può, da una parte, aver voglia di cambiare, ma, dall’altra, la paura di farsi aiutare.

Tutto questo è normale, un po’ a causa dei luoghi comuni che ancora oggi riguardano la figura dello psicologo, un po’ è anche colpa nostra che, come categoria professionale, non riusciamo a far valere le nostre competenze e a farne comprendere l’utilità per rispondere ai bisogni delle persone che potrebbero beneficiarne. Ma soprattutto il cambiamento intimorisce e si preferisce restare in una condizione, che anche se non ottimale, permette una certa stabilità personale perché conosciuta.
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Come riappropriarsi della propria vita

La difficoltà risiede nel non riuscire a comprendere i risvolti negativi che queste situazioni, anche se da un lato possono essere rassicuranti, comportano nel lungo periodo: costi in termini di qualità della vita, di benessere psicologico, economici e relazionali che un prolungato stato di sofferenza può comportare.

Invece bisognerebbe pensare a come, riappropriandosi della propria vita senza subirla passivamente, la situazione lavorativa, sentimentale, economica, ecc. possa migliorare, alle soddisfazioni che potrebbe portare con se e al valore che può aggiungere alla tua vita in termini di sicurezza, fiducia, autostima, emozioni e relazioni positive.

Per far questo però bisogna assumersi la responsabilità del cambiamento, comprendendo che il proprio benessere dipende da noi stessi e che aspettare che siano gli altri a farci stare meglio o che accada magicamente qualcosa dall’esterno non sono buone strategie per migliorare la nostra condizione.

Non cercare scuse, ma soluzioni. Non aver paura di chiedere aiuto, piuttosto pensa a come potrebbe migliorare la tua vita. Assumiti le tue responsabilità e aggiungi valore alla tua esistenza. Chiediti come sarà la tua vita se non riuscirai a fermare la tua condizione di malessere e come invece vorresti che fosse.
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